Da un censimento che Cosimo I fece eseguire verso la metà del ‘500 risultava che a quel tempo sul ponte avevano bottega: tre beccai, tre pizzicagnoli, cinque calzolai, due legnaioli, due biadaioli, un bicchieraio, un merciaio, un rivendugliolo e dieci venditori di generi diversi. Con un bando del 1593 il Granduca Ferdinando sgombrava le botteghe e ordinava che diventassero la sede di orefici e argentieri. Rispetto ai ponti medioevali caratterizzati da arcate a tutto sesto, il Ponte Vecchio proponeva una tipologia innovativa: quella dell’arco ribassato che riducendo il numero delle campate diminuiva il rischio distruttivo durante le alluvioni. La geometria delle arcate fonda i propri rapporti sulla base di intersezioni fra archi di cerchio e triangoli equilateri, al fine di ribassare l’arco di un sesto rispetto alla lunghezza. Si suppone sia stato ricostruito nel 1345 dopo la piena del 1333 che lo distrusse, secondo Vasari da Taddeo Gaddi, secondo altri da Neri di Fioravante
